Martedì, 05 Maggio 2020

Palermo multietnica e multiculturale

Il particolare momento sanitario nel quale viviamo oggi ha posto la necessità di evitare promiscuità umane che possano essere rischiose per la nostra salute.
In questa situazione, è utile essere informati su quanto accade per le vie della nostra città. A Palermo risiedono 663.770 abitanti, fra i quali ufficialmente 25.607 stranieri provenienti da ben 128 Paesi diversi. I primi cinque Paesi (Bangladesh, Sri Lanka, Romania, Ghana e Filippine), da soli, coprono quasi i due terzi del totale degli stranieri. La comunità più numerosa è quella del Bangladesh, con 5.119 residenti, pari al 20% del totale degli stranieri: dati statistici elaborati dall’Unità Operativa “Studi e ricerche statistiche” del Comune, relativi al 2017.
Per una completa informazione, ai numeri relativi ai cittadini stranieri residenti a Palermo occorre aggiungere anche gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana: più di 4.300, di cui quasi 800 nel solo 2017. Complessivamente, quindi, la presenza ufficiale straniera in città è intorno ai 30 mila residenti. Ovviamente, a questi numeri accreditati, occorre aggiungere gli immigrati non rilevati, specialmente giovani africani, che circolano serenamente per le strade della città: non è facile accertare quale sia il totale effettivo ma, quasi sicuramente, nell’insieme è superata la percentuale del 5% dell’incidenza complessiva.
Di tanta presenza straniera sono testimoni i vicoli del Centro storico e le strade cittadine. Si respira la vera Palermo d’oggi che costruisce pacificamente un modello di multietnicità al quale dovrà guardare tutto il mondo occidentale per vivere serenamente: non sarà possibile opporre alcuna barriera ai milioni e milioni di disperati che, per le guerre o per la fame, affidano la loro speranza alla fuga verso l’Occidente. In molti tenteranno di fermarli ma, in un modo o in un altro, riusciranno ad arrivare. A Palermo ci sono anche decine di ristoranti multietnici: ogni quartiere ha i suoi che propongono i sapori esotici di cibi gustosi e fragranti.
Lo spirito di queste tracce emerge con determinazione dalla Carta di Palermo voluta dal sindaco Orlando e sottoscritta nel marzo 2015 da giuristi, attivisti dei diritti umani, amministratori pubblici e organizzazioni non governative per sollecitare la comunità mondiale a una revisione della legislazione sul permesso di soggiorno e delle politiche legate ai fenomeni migratori, sostenendo la mobilità umana internazionale come diritto inalienabile della persona.
La Carta di Palermo è un documento pubblico ma, in effetti, attesta come da questa città coralmente parta un messaggio e un impegno a che l’accoglienza di chi fugge dalla fame e dalle guerre possa diventare la via per un incontro multiculturale e multietnico delle genti. È un messaggio che trova le sue radici anche nella devozione a Benedetto il Moro, il Santo nero di Palermo, dove anche l’arte popolare vuole affermare la multietnicità come strada verso l’armonia sociale.
Per concludere, una consapevole informazione deve allargare gli orizzonti umani e culturali riconoscendo che l’incontro di stranieri per le vie di Palermo è un fatto ormai normale con il quale si può convivere serenamente.
Della città di Palermo è unico, perché spontaneamente vissuto, il diffuso e pacifico spirito di accoglienza dei migranti che, con il loro sguardo limpido anche se spesso dolente, dimostrano di essere uomini e donne uguali agli uomini e alle donne di tutto il mondo.
C’è stato un tempo, nel dodicesimo secolo, durante il quale Palermo era una delle più evolute città europee. Nella sua "Storia della Sicilia medievale" lo storico inglese Denis Mack Smith racconta che chi visitava Palermo normanna, già capitale araba, era stupito dal trovarvi una popolazione con numerosi gruppi etnici diversi che vivevano in armonia, governati dall’efficienza amministrativa portata dagli uomini arrivati dal Nord dell’Europa:“Chi visitava Palermo, capitale araba, era impressionato dal fatto di trovarvi una popolazione composta da greci, longobardi, ebrei, slavi, berberi, persiani, tartari e neri sudanesi...” ha scritto Mack Smith indicando questa città come uno dei centri più prosperi e culturalmente più avanzati del tempo. L’eccezionalità della tolleranza sociale di questa realtà multietnica – araba, latina, greco-bizantina, ebrea, africana eproveniente dal Nord dell’Europa – ha creato quel raro clima umano che ha consentito alle maestranze arabe, ai mosaicisti bizantini, ai maestri normanni e agli artigiani ebrei di lavorare pacificamente assieme, realizzando quello straordinario unicum che costituisce il patrimonio monumentale palermitano e costruendo quella multiculturalità che, da allora, è naturalmente innata nei palermitani.
Ed oggi, a Palermo, si sta pacificamente tessendo nuovamente quell’infinito intreccio di diversità culturali, religiose ed etniche che inevitabilmente sarà la società umana che si intravede lontano. La spontanea ospitalità di Palermo racconta a tutto l’Occidente che alzare muri sia l’errore più grave che si possa fare perché alimenta odi immediati e scontri prossimi: il messaggio della città di Palermo al mondo occidentale è che il suo futuro potrà essere sereno solo operando per il realizzarsi di un pacifico e ben gestito incontro delle più varie etnie portatrici di qualsivoglia cultura e di tutte le fedi.

Mario Moncada di Monforte

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