Giovedì, 26 Maggio 2016

La spada nel portone

Sulla via Matteo Bonello, la via che dal Cassaro, costeggiando il lato ovest della Cattedrale, conduce alla zona del Papireto, si affaccia il portone d'ingresso del Palazzo Arcivescovile.
Conficcata in questo portone, a circa tre metri d'altezza, c'è l'elsa di una spada.
Secondo una leggenda, tanto popolare quanto infondata, nata in età romantica, si tratterebbe di ciò che rimane dell'arma con la quale, la sera del 10 novembre 1160, Matteo Bonello, signore di Caccamo, uccise Maione di Bari, grande ammiraglio del re normanno Guglielmo I.
Matteo Bonello apparteneva ad una famiglia di origine francese (Bonel o Bonnel), una delle più antiche tra quelle che si erano stabilite nell'Italia meridionale al seguito dei Normanni.
Riguardo a Maione va detto che le funzioni che svolgeva nel regno normanno andavano ben oltre quelle di un ammiraglio.
Le sue erano infatti funzioni di un effettivo detentore del potere (Guglielmo I, che nel 1154 succedette al padre, il grande Ruggero II, preferiva, da vero sovrano orientale, dedicarsi ai piaceri della vita).
Il re normanno aveva delegato a Maione ampi poteri (ne aveva fatto il suo unico consigliere), rendendolo artefice e strumento del rafforzamento del potere centrale della Corona, e andando in tal modo contro le pretese dei baroni del regno.
Fu proprio quell'accentramento di potere nelle mani di una sola persona l'origine del complotto che portò a quel delitto.
Come si vede le epoche storiche cambiano ma non i problemi.
In realtà l'elsa conficcata nel portone d'ingresso del Palazzo Arcivescovile di Palermo non ha nulla a che vedere con la spada con la quale, la sera del 10 novembre 1160, nei pressi della porta di S. Agata, di ritorno da una visita all'arcivescovo Ugo, Maione di Bari fu ucciso.
Si tratta infatti dell'elsa di una spada risalente ad un'epoca di alcuni secoli successiva a quella in cui avvenne il fatto al quale la leggenda fa riferimento.
Ma le leggende servono proprio a questo: a creare storie.

Franco Torre

P.S.
Nel 1161 Guglielmo I fece arrestare Matteo Bonello.
L'assassino di Maione di Bari morì poco tempo dopo essere stato imprigionato, mutilato e torturato.
A Caccamo si trova, in splendida posizione panoramica con una vista spettacolare, il più grande castello della Sicilia. Una scritta nella ”sala della congiura” ricorda che fu proprio in questo castello che Matteo Bonello e i baroni che con lui condividevano gli stessi interessi, organizzarono la congiura contro Guglielmo I e il suo grande ammiraglio.

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